Ai gentili visitatori

Purtroppo in questi ultimi anni, il sindacato sta vivendo una forte crisi a causa di innumerevoli errori commessi nel passato e che continuano a ripetersi nel presente, determinando sentimenti di forte sfiducia. Lo scopo è quello di creare uno spazio di discussione e di critica costruttiva, svincolato da logiche sindacali, nella connotazione negativa che il termine ha acquisito.

domenica 27 marzo 2011

Email di risposta

Gentili colleghi,

in questo ultimo anno ho seguito il consiglio che molti di voi mi hanno rivolto, ovvero quello di mantenere la calma, ed attendere pazientemente nella speranza di vedere finalmente dirimere questa eterna controversia che mi vede oggetto di alcune indagini da parte del presidente; indagini che sembrano senza fine (oltre un anno), ma ho la vaga impressione che siano condotte con una scorrettezza tale nei miei confronti che non ci sono eguali.

Innanzitutto mi sono visto comminare, come potrete leggere dai documenti allegati, un provvedimento da parte dello stesso presidente, di congelamento della mia posizione di iscritto fino al deferimento dinnanzi al collegio dei probiviri (chissà se mai si è avuta realmente l’intenzione di farlo, dal momento che sembrerebbe che i probiviri siano all’oscuro dell’intera vicenda e quindi, come accaduto per il forum, quasi un anno di sospensione, sapientemente mai chiarita), provvedimento che non trova riscontro alcuno nello statuto e pertanto palesemente illegittimo, anche perché l’organo che può eventualmente comminare sanzioni disciplinari è il collegio dei probiviri e non il presidente.

Ho evidenziato questa incongruenza, richiedendone la revoca, ma a tutt’oggi nulla mi è pervenuto a riguardo, così come a tutt’oggi il collegio dei probiviri (a distanza di oltre un anno) pare che ancora nulla conosca di questa inchiesta o dell’intera vicenda.

Vi comunico pertanto che ho preso io l’iniziativa di deferire l’intera vicenda al collegio dei probiviri, ovvero dovrò essere io (l’accusato che si rivolge al tribunale per essere giudicato) a fare ciò che invece altri avrebbero dovuto fare sin dall’inizio, questo in primis per difendere la mia dignità e la mia immagine, dal momento che il mio silenzio invece che servire ad una tranquilla disamina degli accadimenti, da parte degli organi preposti, ha dato la possibilità che fossero organi non preposti allo scopo, come la segreteria generale, a diffondere, come sembrerebbe sia accaduto, il suono di una sola campana, ancora una volta negandomi ogni possibilità di replica (come accaduto con il forum).

Oltre a quanto esposto fino a questo momento, è assolutamente intollerabile, qualora fosse vero quanto riferitomi, che persone estranee al collegio dei probiviri, per loro stessa dichiarazione abbiano potuto visionare atti dell’inchiesta che mi riguardano e che sarebbero dovute rimanere riservate per correttezza nei confronti di entrambe le parti, intendiamoci, non avrei avuto e tutt’ora non ho difficoltà alla pubblicazione, ma se lo si doveva fare, lo si doveva fare dando al sottoscritto la possibilità di replicare, di difendersi e non invece, come accaduto, in camera caritatis, senza contraddittorio, oserei dire, in contumacia e credetemi che non esagero.

Addirittura mi è stato riferito che sul forum un semplice iscritto ha pubblicamente dichiarato, approfittando di una distrazione del moderatore, forse distolto da altre cose (magari scoprire dove presta servizio ed in quale turno questo o quell’ utente scomodo, chissà perché poi): “Oggi ho sentito Antonio. Mi ha detto che il suo riAvvicinamento con Valentino non avverrà mai; Mi ha detto che lui lo considera un collega, un fratello, ma che se per qualche strana coincidenza Valentino tornasse al suo posto, Antonio se ne andrebbe immediatamente da Segretario Nazionale. Io sapendo com'e andata la storia sono del parere di Antonio e la mia tessera sarebbe la seconda ad assere restituita dopo di lui.”, come può un semplice iscritto conoscere com’è andata una storia che è oggetto di indagini, una storia che tutti conoscono ormai, tranne i probiviri?

Curiosa poi questa esternazione, se riferita al fatto che di li a poco, sia stato bloccato (sembrerebbe anche illegittimamente), il congresso per l’elezione del segretario provinciale di Salerno, per il semplice fatto che un iscritto sotto inchiesta presta servizio in quel comando, chissà chi!

Occorre inoltre evidenziare che in data 26 marzo 2011 si è svolta una riunione del Consiglio Direttivo Nazionale, a dire il vero un po’ anomala vista la pretesa della Segreteria Generale di presiedervi, cosa gravissima è che nel corso di questa riunione pare siano stati fatti visionare atti dell’inchiesta che mi riguarderebbero ( a loro dire) e che non sono mai stati trasmessi nemmeno al sottoscritto (che ancora li attende), altrettanto grave è che siano state espresse valutazioni in assenza di contraddittorio, essendo stata negata al sottoscritto la possibilità di difendersi, non solo nella citata riunione (che avrebbe dovuto avere altri scopi ben più importanti, considerata la questione delicatissima e le problematiche che subisce il Comando di Salerno), ma persino dinnanzi al collegio dei probiviri, organo di giurisdizione interna, che avrebbe dovuto seguire passo passo e sin dall’inizio l’intera inchiesta.

Addirittura pare che sia stato affermato che il sottoscritto abbia rinunciato a difendersi, cosa assolutamente non vera, come potrete desumere dai documenti allegati alla presente, che rappresentano solo l’ultima parte di un vero e proprio stolking posto in essere nei miei confronti. Il sottoscritto ha sempre provveduto a far pervenire le proprie difese per ciò che è dimostrato però, infatti appare strano ad esempio, dover fornire difese su presunte e-mail che a detta di qualcuno sarebbero state inviate dal sottoscritto; ma se il sottoscritto nega di averle mai inviate e nega il contenuto delle stesse, dichiarando piena fiducia nell’operato della segreteria generale e del segretario generale, da cosa deve difendersi?

A nessuno pare sia sorto il dubbio che quelle e-mail possano essere state inviate (come sono certo che sia) da qualcuno che ha avuto l’intenzione di costruire un castello accusatorio nei miei confronti, basta avere un minimo di dimestichezza con il pc per inviare e-mail con qualsiasi tipo di indirizzo.

Personalmente ho l’impressione che più che di un’azione mirata a comprendere se vi sono responsabilità, si tratti di un’azione volta a costruire un castello accusatorio basato sul nulla di fatto, ne è la dimostrazione che a distanza di oltre un anno, ancora non si è giunti nemmeno a denunciare la cosa al collegio dei probiviri, più volte soltanto minacciata, come se la cosa dovesse intimorirmi.

Azzardo ora una elucubrazione, qualcosa di impossibile che non penso, perché altrimenti significherebbe aver raggiunto davvero il fondo e lo staremmo anche raschiando: vietare ad un iscritto di scrivere sul forum in attesa che gli organi preposti si pronuncino (organi che non sono a conoscenza della vicenda della mia sospensione dal forum), vietare ad un iscritto di scendere in piazza a manifestare (sembrerebbe siano arrivate disposizioni agli organizzatori dei pullman di non farmi salire), cogliere ogni parola o ogni azione come pretesto per allargare un’inchiesta infinita, che parrebbe utile solo a cercare di accrescere un castello accusatorio, che assomiglia tanto ad un gigante di creta, questo vero e proprio stolking che avrebbe logorato anche Mahatma Gandhi, questo diffondere atti riservati dell’inchiesta con il solo scopo di ledere la mia immagine, non avrebbe spinto chiunque a fare dal disdetta da un simile sindacato? Come accaduto al povero Vittorio Imbrogno, talmente logorato da non avere la forza di difendersi?

Il problema si sarebbe risolto da solo, per la felicità di alcuni, sento già qualche personaggio che magari si affretta a dire “avete visto? Si è cancellato per sfuggire al giudizio dei probiviri”, “avete visto? E’ andato via per la vergogna di sapersi colpevole!” ma probabilmente qualcuno non ha calcolato che chi si sente dalla parte del giusto, non teme di essere giudicato anzi … un giudizio lo cerca, chi si sente dalla parte del giusto supera anche tutte le angherie pur di far sentire la propria voce, chi ha agito con trasparenza e senza doppi fini, accetta il giudizio con serenità, qualunque esso sia.

Ad onor del vero, occorre evidenziare che il presidente e la segreteria generale hanno chiarito che non poteva essere fatto il nome dell’interessato, ma non si è tenuto conto che tutti i presenti sapevano che si stava parlando del sottoscritto (ormai noto con il simpatico vezzeggiativo di “innominato”, mi verrebbe da chiedermi chi rappresenti Don Abbondio, Don Rodrigo, Azzecca-garbugli, i bravi, ma se la parte dell’Innominato poco mi si addice, probabilmente così non sarà per altri personaggi ), infatti non sono numerosi gli iscritti oggetto di inchiesta, specie poi quelli che prestano servizio presso il comando di Salerno, come pubblicamente dichiarato dal presidente agli stessi iscritti di Salerno, o quelli che si chiamano Valentino Prezzemolo, come abbondantemente pubblicizzato sul forum. Tanto bastava a questo punto, farlo il mio nome, ci saremmo risparmiati tanto finto quanto nauseante perbenismo e questo scarso rispetto dell’altrui dignità. Per fortuna un membro della segreteria, che ringrazio, ha esposto la sua contrarietà a che venisse fatto un nuovo processo in contumacia.

Ma è garanzia di imparzialità dichiarare che il sottoscritto alla data del 27 dicembre 2007, giorno del congresso, non risultava iscritto, quando le buste paga dimostrano l’esatto contrario? Ma è scritto sullo statuto che a chi ha due anni di servizio, magari con la sfortuna di aver subito un grave infortunio, venga chiesto (come ammesso dallo stesso presidente) di non candidarsi?

Chissà cosa penserebbero di questa inchiesta quei discontinui del Comando di Brindisi che chiedendomi se fosse il caso di partecipare alla manifestazione, si sono sentiti rispondere che se la ritenevano giusta dovevano aderire! Chissà se è normale che qualcuno debba difendersi da accuse rivoltegli (come quella della manifestazione) senza sapere chi sia a rivolgerle, senza una loro dichiarazione scritta, così facendo chiunque può divertirsi ad accusare, magari anche protetto dall’anonimato.

Vi sembra garanzia di imparzialità che il presidente dichiari che non esista mozione interna alcuna per la questione dell’articolo 16 della Legge 121/81? Presidente, se si fosse consentito al Consiglio Direttivo Nazionale di riunirsi con regolarità e non solo una volta in quattro anni (per giunta sotto il giogo di organi che non dovrebbero essere presenti), dopo un anno di peripezie e richieste cadute nel vuoto, magari avrebbe scoperto che quelle mozioni esistevano e non una soltanto.

Mi scuserete se ho dovuto coprire alcuni dati sensibili, ma capirete bene che dal momento che nel febbraio 2010 pare sia stata deliberata la decisione di querelarmi (comico un sindacato che querela un proprio iscritto vero?), senza sentire nemmeno il parere del collegio dei probiviri, non vorrei dovermi trovare nell’aula di un tribunale, non mi preoccupo per me, sia ben chiaro, ma di quei poveretti che verrebbero a pagarne le conseguenze, come colui il quale pare abbia minacciato di spaccarmi le corna (vicenda che pare sia sfuggita al presidente) o ancora di coloro i quali hanno affermato che la e-mail l’abbia mandata io (pensate cosa accadrebbe se in tribunale si dovesse scoprire, cosa della quale sono certo, che non sono stato io ad inviarla?).

Ho usato il condizionale perché sembrerebbe che sia vietato avere copia dei verbali di riunione di segreteria anche a chi li ha firmati! Mi rifiuto di credere una simile cosa! Cosa ci sarebbe da nascondere? Avendo fiducia in questo sindacato, auspico che i verbali vengano resi pubblici a garanzia di trasparenza ed a salvaguardia dell’immagine del sindacato, che in caso contrario verrebbe ad essere compromessa!

Risposta al prsidente

Al Presidente del xxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

In riscontro alla Sua raccomandata del 22 febbraio 2011, ricevuta in data 3 marzo u.s., nel ribadirLe i contenuti della mia lettera precedente del 16 aprile 2010, preciso quanto segue.

1) Innanzitutto, al fine di avviare eventuali iniziative giudiziarie nei confronti delle persone da Lei indicate nel rispetto delle leggi italiane, avrei bisogno di dichiarazioni scritte degli stessi, non essendo sufficiente quanto da Lei semplicemente asserito, in taluni casi utilizzando anche i verbi al condizionale e in maniera ipotetica (“sembrerebbe”, “sarebbero”, “avrebbe affermato”, “avrebbe richiesto”, ecc.).

Le chiedo, pertanto, di ricevere in tempi celeri una dichiarazione sottoscritta dal sig. xxxxxxxxxxxxxxxxxxx (che si apprende essere vice-segretario provinciale xxxxxxx di Roma) con la quale il medesimo affermi – al di fuori di ogni ragionevole dubbio e consapevole delle responsabilità penali per dichiarazioni mendaci – di aver ricevuto le ricordate e-mail dallo scrivente; che il contenuto delle stesse sia quello dalla S.V. riportato; e secondo quali elementi egli basi la convinzione che sia stato io a redigere e inviare dette e-mail.

Allo stesso modo e secondo le stesse modalità, si chiede altresì una dichiarazione firmata da tal xxxxxxxxxxxo, con la quale egli dichiari il contenuto della presunta conversazione via chat di facebook intrattenuta con lo scrivente, ovvero dichiari in base a quali elementi sostiene che la presunta conversazione sia stata effettuata e soprattutto che l’abbia fatta con lo scrivente.

Le dichiarazioni appena richieste risultano necessariamente propedeutiche al fine di consentire allo scrivente la facoltà di porre in essere azioni a propria tutela, evitandoLe così – quando sarà accertata l’estraneità del sottoscritto rispetto ai fatti in questione – il rischio di dover rispondere personalmente per le affermazioni contenute nelle Sue precedenti raccomandate.

2) Con riferimento più specifico alla Sua raccomandata del 22 febbraio 2011 (recante “Contestazione e avviso di deferimento al collegio nazionale dei probiviri”), se ne impugna e contesta integralmente il contenuto poiché chiaramente infondato e illegittimo.

Infatti, premesso che la libertà e la diversità di opinione è un diritto riconosciuto sia dalla Costituzione italiana, sia dall’art. 6 dello Statuto, in ogni modo, ci si oppone alle affermazioni della S.V., che non riesce a documentare e provare in alcun modo la riconducibilità al sottoscritto di alcune opinioni che sarebbero state espresse in violazione di quello che Lei definisce principio di “democrazia interna”.

In realtà, a mio sommesso avviso ritengo che la S.V. confonda le dinamiche associative e statutarie interne che coinvolgono e vincolano un iscritto, con quelle che sono le libertà costituzionalmente riconosciute e garantite (ossia, la libertà di opinione e quella di parola di un comune cittadino), che nulla hanno a che fare con le attività associative o aggregative e che dalle stesse non possono essere compresse o limitate.

Pertanto, non comprendo cosa ci sia di sbagliato sull’avere una idea differente da altri sull’articolo 16 della Legge 121/81: nessuno può essere il custode della verità assoluta, soprattutto in questo Paese in cui tutto, a volte, sembra opinabile (anche la legge!).

Tra l’altro, le mie considerazioni sul citato art. 16 (che ho scambiato con altre persone, laddove mi è stata richiesta una opinione personale sulla norma) non sono mai state esternate con riferimento al xxxxxxxo (come la S.V. sembra voler a tutti i costi dimostrare), bensì in maniera generale senza alcun accenno ad un sindacato specifico.

Inoltre, è evidente che la S.V. non ha tenuto conto delle norme statutarie secondo cui, all’interno del Cxxxxxxxpo, nessun aderente può essere discriminato per la manifestazione delle idee che professa al di fuori della sua attività sindacale, infatti la manifestazione delle idee dello scrivente è avvenuta al di fuori di qualsivoglia attività sindacale, tanto è vero che lo scrivente non ha mai agito nei termini e nelle modalità dalla S.V. evidenziati, ovvero non osservando le regole della democrazia all’interno del xxxxo; tant’è vero che proprio la S.V., nella raccomandata del 22 febbraio 2011, ha evidenziato che le presunte pubblicazioni dello scrivente sarebbero “esterne al sindacato”.

In ragione di ciò, lo scrivente contesta fermamente le Sue considerazioni riguardo a presunti riferimenti, che la S.V. in maniera del tutto soggettiva e pretestuosa, si ostina a voler ricondurre al xxxxxxxxxpo o a suoi rappresentati.

3) Occorre altresì evidenziare che la S.V. ritiene necessario per un iscritto, il ricorso a mozioni interne finalizzate a ridiscutere le linee sindacali nazionali, affermando che alla S.V. non risulta presentata in tal senso alcuna mozione.

In ragione di ciò, lo scrivente chiede alla S.V. se Ella si sia prodigata in alcun modo e con quali strumenti, al fine di accertare che non vi siano in tal senso, mozioni interne eventualmente avanzate agli organi statutari preposti, ovvero Consiglio Direttivo Nazionale, Sezione Locale, Rappresentante Locale ecc., ovvero su quali basi la S.V. affermi che non risultano mozioni.

4) Con riferimento alle affermazioni della S.V. rispetto alla lettera inviata al Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Ing. Alfio Pini, appare evidente come tale lettera non ha mai avuto quale scopo quella di far valere le ragioni dello scrivente all’interno del sindacato, se così fosse stato, la stessa lettera sarebbe stata indirizzata agli organi statutari interni al Cxxxxxxxxxxo.

Trattandosi, invece, di un punto di vista generale e non circoscritto ad alcun sindacato nello specifico, rimarcante altresì analoghe posizioni espresse proprio dal xxxxxxxxxxxo in occasione degli scioperi generali con cortei proclamati da confederazioni sindacali, come si evince dalla nota datata 7 dicembre 2008 prot. N. 448/2008.

5) A tale proposito, la S.V. ha altresì affermato che lo scrivente ha inviato una mail ad un elevato numero di iscritti xxxxxxxx.

Ora, si chiede di sapere sulla base di quali elementi la S.V. abbia appurato il numero di e-mail inviate, inoltre si chiede di sapere se la S.V. sia in grado di conoscere le preferenze sindacali o le relative adesioni di tutti i Suoi amici e conoscenti, ovvero se la S.V. pone in essere discriminazioni di sorta qualora voglia esprimere una sua personalissima opinione.

Non si comprendono altresì i danni arrecati al Cxxxxxxxxo, dal momento che la volontà di scendere in piazza a manifestare non è assolutamente correlata all’uniforme.

6) Per quanto fin qui non considerato, si resta in attesa che la S.V. fornisca riscontri probatori riguardo ad atteggiamenti o affermazioni che la S.V. vorrebbe ricondurre in seno al sottoscritto, non essendo sufficienti sue personalissime e soggettive impressioni, non dimostrate con dati di fatto e riscontri oggettivi, richiedendo dichiarazioni sottoscritte e firmate degli eventuali interessati; a mero titolo d’esempio non si riesce a comprendere sulla base di quali riscontri la S.V. sostiene che le pubblicazioni dell’utente “Lordgunthar” su un non meglio specificato forum di discontinui (ve ne sono diversi su internet) siano riconducibili al sottoscritto, essendo consuetudine diffusa e radicata su internet, quella di mascherare la propria identità con nomi di fantasia.

7) Tanto premesso, nell’auspicio che il Suo accanimento ingiustificato nei miei confronti possa ritenersi concluso, a seguito delle suddette giustificazioni, Le faccio presente che con la Sua raccomandata del 22 febbraio 2011, la S.V. si è arrogata un potere che, per Statuto, non Le compete.

Invero, prima ancora di portare al vaglio del Collegio Nazionale dei Probiviri la questione oggetto della Sua erronea contestazione di addebito, si è comunque voluto sostituire al Collegio medesimo, comminando al sottoscritto un provvedimento cautelare del tutto illegittimo: ossia, quello del “congelamento” della mia posizione di iscritto, che peraltro non è un provvedimento menzionato dal nostro Statuto.

Questo Suo abuso di potere è veramente ingiustificabile, anche in ragione della chiara violazione dell’art. 29 dello Statuto che stabilisce, peraltro, che “I ricorsi al Collegio dovranno essere presentati entro il termine perentorio di giorni 30 dall’ evento”: ma, in realtà, la S.V. vorrebbe ricorrere al Collegio Nazionale dei Probiviri per fatti illegittimamente contestatimi a distanza di lungo tempo e, dunque, tardivamente.

Pertanto, attesi il rilevato abuso di potere e la evidente violazione da parte della S.V. di norme statutarie, nonché l’ingiustificato accanimento nei confronti del sottoscritto, con la presente Le comunico che sto provvedendo a segnalare la questione al Collegio Nazionale dei Probiviri, affinché il nostro massimo Organo di giustizia interna possa valutare la correttezza del Suo operato nei confronti dello scrivente, che – a mio sommesso avviso – non ha tenuto conto dell’obbligo di imparzialità a cui è tenuta la S.V..

In ogni caso, La invito ad annullare immediatamente e comunque non oltre 3 (tre) giorni dal ricevimento della presente il suddetto provvedimento di “congelamento” poiché del tutto illegittimo e lesivo della mia posizione di iscritto nel xxxxxx, visto che tale provvedimento mi arreca un grave danno, non potendo svolgere attività sindacale in maniera attiva.

In caso contrario, avviso fin da adesso che tutelerò la mia persona nelle sedi opportune, anche esterne al xxxxxxxxo (come quella penale), alla luce degli abusi che sono stati commessi nei confronti dello scrivente.

Cordiali saluti

Valentino Prezzemolo

Lettera del presidente pag 2


lunedì 21 marzo 2011

Specificità

RIFLESSIONI SUL CONCETTO DI SPECIFICITA’ SOTTO L’OTTICA DELLA RIFORMA DEL PUBBLICO IMPIEGO.

Valentino Prezzemolo

Le barriere ideologiche sindacali, spesso antagoniste e contrapposte, hanno generato un processo di smarrimento che non consente di cogliere fino in fondo la collocazione non solo ordinamentale, ma anche giuridica, del CNVVF, il tutto aggravato da una complessità della materia, che tuttavia non è del tutto inaccessibile ai non addetti ai lavori, infatti rivolgendo lo sguardo al suo carattere storico, si semplifica e si concentra al punto tale da coglierne la reale essenza.

Al fine di ottenere quella necessaria semplificazione, in precedenza evidenziata superando così il disorientamento collettivo riferito alla recente approvazione della specificità ed alla riforma del pubblico impiego, con il passaggio da un rapporto di impiego di natura pubblicistica ad uno di natura privatistica, dal quale si è inteso salvaguardare il CNVVF, occorre creare un fermo ancoraggio rappresentato dalla ricostruzione storica delle origini di detta riforma e delle reali motivazioni che ne furono alla base, anche alla luce dei radicali mutamenti introdotti da numerosi provvedimenti di legge che si sono susseguiti.

Il rapporto di lavoro di una persona alle dipendenze dello Stato o comunque di un altro ente pubblico, veniva denominato rapporto di pubblico impiego, ovvero una tipologia di impiego non riconducibile e nettamente differenziato, rispetto a quella di tipo privatistico. Nel corso degli anni si è avviato un processo di rivisitazione di tale concetto a livello giuridico, che ha comportato radicali e profonde trasformazioni del pubblico impiego, mutando la natura giuridica del rapporto, considerato non più di natura pubblicistica ma privata, si è assistiti così alla privatizzazione del diritto del lavoro pubblico, mediante la modifica delle fonti regolatrici del rapporto di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni; i rapporti di lavoro del pubblico impiego contrattualizzato venivano pertanto ricondotti al diritto privato. Percorso normativo che inizia con la legge delega conferita al Governo con la Legge 23 ottobre 1992 n. 421 a cui fa seguito il D.Lgs 3 febbraio 1993 n. 29, fino a giungere alla formulazione del D.Lgs 165/2001 con le successive modifiche apportate sia dalla Legge 145/2002 che dalla recente Legge 4 marzo 2009 n. 15.

Tale riforma può essere condensata fondamentalmente in tre punti:

· La P.A. perde il tradizionale ruolo autoritativo e la sua posizione di fatto viene ricondotta a quella dei datori di lavoro privati;

· Tutti gli atti di natura gestionale del lavoro sono equiparati a quelli attraverso i quali il privato organizza la propria attività produttiva;

· le fonti del rapporto di lavoro pubblico si inseriscono il codice civile ed i contratti collettivi, per quelle materie non riservate alla legge;

Ma entriamo più nello specifico, al fine di cogliere la vera essenza di tale riforma, che è anche alla base della crisi del sindacalismo all’interno del Corpo Nazionale, determinata dall’incapacità dei sindacati di cogliere la portata dei cambiamenti introdotti con tale riforma, adottando uno schema nell’azione di rappresentanza collaudato per i rapporti di lavoro di natura privatistica, ma assolutamente inadeguato a quelli di natura pubblicistica come nel caso dei Vigili del Fuoco, trovandosi essi stessi smarriti dinnanzi alla propria inefficienza, a differenza dei sindacati di polizia, che hanno saputo indirizzare la propria azione sindacale adeguandola ai nuovi schemi di tutela correlati con un sistema a carattere pubblicistico, infatti in questa tipologia di rapporto vi è una minore legittimazione degli agenti negoziali, rispetto al preponderante ruolo della legge, comprimendo di fatto le potenzialità dello strumento negoziale in favore dei processi di legificazione; i sindacati del CNVVF infatti si ostinano nel fallimentare obbiettivo di dare impulso alla contrattazione collettiva, mentre quest’ultima non è più legittimata dagli agenti negoziali, ma dai provvedimenti legislativi, pertanto l’unica possibilità di intervento risulta indirizzata ad una incidenza nell’ambito del processo di legificazione. Per meglio comprendere il concetto, occorre cogliere l’essenza della riforma del pubblico impiego, con il suo processo di privatizzazione, dal quale è stato escluso il CNVVF, si potranno così comprendere le motivazioni di una necessaria opera di riconoscimento della peculiarità e pertanto della specificità del CNVVF.

Come in precedenza sostenuto, il D.Lgs 165/2001 ha rappresentato il termine della seconda fase del processo di privatizzazione del pubblico impiego, tale provvedimento disponeva una “espressa potenzialità” in favore dello strumento della contrattazione collettiva, conferendogli la possibilità di derogare eventuali disposizioni di legge, regolamenti o statuti non in sintonia con le regole dettate dalla contrattazione collettiva stessa. In parole povere si legittimava ampiamente lo strumento della contrattazione collettiva, operando di fatto una riduzione del ruolo della legge (al contrario di quanto avveniva in passato) con la conseguente legittimazione degli agenti negoziali, conferendo alla contrattazione collettiva il ruolo di fonte primaria dei rapporti di lavoro, contrariamente a quanto accade per i Vigili del Fuoco come per tutti gli altri soggetti esclusi dal processo di privatizzazione, per i quali la fonte primaria dei rapporti di lavoro è rappresentata dalla legge, ragion per cui il CNVVF rientra nella categoria di personale definito non contrattualizzato. Con la privatizzazione del rapporto di impiego, si inaugurava pertanto un vero e proprio processo di delegificazione, la fonte contrattuale diveniva così in grado di dettare autonomamente tutte le regole in materia di rapporto pubblico, preservandola da interventi di natura legislativa, che potevano intervenire solo posteriori, con un intervento specifico e mirato in senso contrario.

Occorre comprendere questa sostanziale differenza per cogliere non solo le difficoltà derivanti dall’inadeguatezza dell’intervento sindacale nel CNVVF, ma anche per cogliere l’importanza del riconoscimento della specificità correlata alla peculiarità del ruolo istituzionale, quindi occorre focalizzare che, mentre per il personale contrattualizzato (ovvero quello interessato dal processo di privatizzazione del pubblico impiego e comunque fatte salve le novità introdotte dalla legge 15/2009 delle quali discuteremo in separata sede), come suggerisce la parole stessa, il rapporto di lavoro viene disciplinato dalla fonte contrattuale, assumendo pertanto valore la contrattazione collettiva e pertanto il ruolo del sindacato, per il personale non contrattualizzato (ovvero il personale non interessato dal processo di privatizzazione e quindi il CNNVF e le forze di polizia tra le altre categorie) il rapporto di lavoro viene disciplinato da fonte normativa, perdendo di spessore la contrattazione negoziale e pertanto il ruolo del sindacato all’interno della stessa, in ragione di ciò il sindacato deve riscoprire il suo ruolo, che non è rappresentato più dalla funzione di agente negoziale, ma di controparte nel processo di legificazione, alla base di ciò vi è l’appropriatezza dell’intervento di alcuni sindacati di polizia come, a titolo di esempio il SAP, che ha saputo intuire e metabolizzare questi cambiamenti, adeguandosi per tempo al nuovo modello di rappresentanza degli interessi degli appartenenti al proprio comparto di negoziazione.

Fatta questa premessa occorre focalizzare il punto preciso nel quale si sono innestate le problematiche che hanno reso necessario ribadire il concetto di specificità rispetto al resto del pubblico impiego, infatti se in virtù della peculiarità del ruolo istituzionale, un ristretto numero di categorie fu escluso dal processo di privatizzazione, è facile chiedersi come sia possibile dover rimarcare il concetto di specificità già implicito nel processo di riforma del pubblico impiego, la risposta sta nella cosiddetta “applicazione ad intermittenza” del concetto di peculiarità.

Come più volte sostenuto, anche i Vigili del Fuoco in virtù della titolarità di funzioni pubbliche furono esclusi dal processo di privatizzazione, essendo nell’intenzione del legislatore, la volontà di preservare queste categorie, caratterizzate dalla peculiarità del ruolo istituzionale, dalle manovre di riduzione della spesa pubblica, il processo di privatizzazione infatti comportò un consistente taglio dei privilegi fino a quel momento goduti dal pubblico impiego, sia da un punto di vista previdenziale che economico, rispetto al lavoro privato.

Tuttavia le categorie che nelle intenzioni iniziali, si intendeva preservare da questo progetto di riduzione della spesa pubblica e pertanto di consistenti tagli, furono oggetto di un doppio trattamento, pertanto da un lato i Vigili del Fuoco furono esclusi dal processo di riforma del pubblico impiego, dall’altro furono perfettamente equiparati al resto del pubblico impiego per quanto concerne i provvedimenti di contenimento della spesa pubblica e pertanto la perfetta inclusione nei tagli alle risorse stanziate, che hanno accompagnato la riforma di privatizzazione del pubblico impiego, venendo così meno l’intento del legislatore di preservare tali categorie, tra i quali anche i VVF dagli effetti negativi del processo di privatizzazione.

Per queste ragioni ha rappresentato un passo fondamentale quello di ribadire il concetto di specificità del CNVVF e delle forze di polizia, rafforzando l’espressione di peculiarità alla base dell’esclusione del processo di privatizzazione del pubblico impiego, a salvaguardia dell’intenzione iniziale di preservare la peculiarità di questi soggetti titolari di funzioni pubbliche, dai processi di riduzione della spesa pubblica, ovviando così ad anni di una politica di “peculiarità ad intermittenza” che ha esposto, nell’indifferenza sindacale, il CNVVF ai soli effetti negativi delle riforme in oggetto.